Jón Kalman Stefánsson ritorna alla poesia a distanza di molti anni dall'ultima raccolta con cui aveva chiuso l'esperienza poetica per passare alla prosa: come un vulcano ancora attivo sotto la crosta terrestre, la composizione in versi erompe di nuovo quasi trent'anni dopo e si apre un varco nella sua vasta produzione. Le vicende degli innumerevoli personaggi che caratterizzano i suoi romanzi - così cari al poeta e ben noti ai lettori - lasciano momentaneamente il posto a una dimensione intima, privata, alla riflessione personale. Forse non lo sai che il mondo è vario - il titolo della prima sezione della raccolta - è emblematico per la ricchezza dei temi che Stefánsson affronta con la sua specialissima scrittura, intessuta con registri diversi che spaziano dall'ironia a un intenso lirismo e sostenuta da scelte linguistiche sempre evocative. Il silenzio austero dei monti, dei ghiacciai e dei fiordi islandesi fa da scenario alle emozioni dell'autore davanti al mistero della vita e della morte, alle eterne domande dell'uomo sul senso ultimo dell'esistenza, ma non solo: c'è spazio per i sentimenti, dall'amore più intenso ai piccoli affetti quotidiani, e per il senso di inquietudine e quasi di disagio di fronte alle contraddizioni della vita moderna, che ormai investono anche la sua Islanda. Ma, su tutto, emerge l'urgenza di affermare il valore assoluto della poesia: Le poesie invece sono l'unico testo, / l'unica lettura, / che passa di là, / che dalla vita / copre tutto il tragitto / fino al mondo della morte; / per i morti / ... le poesie sono notizie dalla vita.